Infanzia e gioventù
Rosario, in Argentina, nel 1928 da un'abbiente famiglia borghese. Primo di cinque fratelli (tre maschi e due femmine), Guevara era figlio di Ernesto Guevara Lynch(1901 – 1987), un imprenditore argentino di origini basche e irlandesi, e di Celia de la Serna[(1906 – 1965), benestante borghese di remote origini spagnole, fervente cattolica poi convertitasi al liberalismo[6]. In accordo con le norme della lingua spagnola, il nome legale di Ernesto Guevara verrà talvolta accompagnato da de la Serna e/o Lynch.La coppia era colta, aveva tratti bohémiens e trasmise ai suoi figli
spensieratezza, spirito di avventura e interesse per la letteratura, i
quali caratterizzeranno Ernesto nel corso della sua vita.[6] Relativamente alla data di nascita si hanno notizie discordi: nella biografia più completa e documentata, redatta da Jon Lee Anderson,
viene citata l'affermazione della madre, che asserisce che la data
corretta è il 14 maggio, mentre altre fonti danno come data di nascita
il 14 giugno. Pochi giorni dopo la nascita, contrasse una
broncopolmonite che quasi lo uccise.Ernesto trascorse i suoi primi anni di vita a Caraguatay, nella provincia di Misiones.
Ernesto Guevara nacque a
Nel maggio 1931 gli venne diagnosticata l'asma.Gli attacchi della malattia erano molto acuti e lo affliggeranno per tutta la vita,oltre a pesare fortemente sull'economia della famiglia, non sempre florida.
Per mitigare le sofferenze del giovane Ernesto, la famiglia si spostò
in cerca di un clima secco di montagna: essa si trasferì dapprima a Córdoba e poi ad Altagracia, un piccolo villaggio in provincia di Córdoba, dove Ernesto vivrà dai cinque ai diciassette anni.Non poteva frequentare la scuola con regolarità a causa della malattia e
fu quindi la madre a insegnargli a leggere e a scrivere.Nel 1936 incominciò a frequentare la scuola in modo non regolare.
Altra passione giovanile furono gli scacchi,
gioco insegnatogli dal padre nelle molte ore nelle quali l'asma lo
costringeva a letto, nonostante Ernesto cercasse sempre di imporsi sulla
malattia.Il ragazzo si adirava quando capiva che gli avevano lasciato vincere la partita deliberatamente.Nel 1939 conobbe lo scacchista cubano campione del mondo José Raúl Capablanca e all'età di dodici anni partecipò a diversi tornei scacchistici
locali. Imparò a maneggiare la pistola fin dai cinque anni e le
domeniche era solito andare a sparare al bersaglio col padre. Durante l'adolescenza, si appassionò alla poesia, specialmente a quella di Pablo Neruda;
come molti sudamericani della sua estrazione sociale e culturale, nel
corso degli anni Guevara scrisse diverse poesie. Era un lettore vorace
ed eclettico,con interessi che variavano dai classici dell'avventura di Jules Verne, Alexandre Dumas, Robert Louis Stevenson, Miguel de Cervantes ed Emilio Salgari[14] ai saggi di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung e ai trattati filosofici di Bertrand Russell. Nonostante l'educazione borghese, i suoi amici erano i ragazzi poveri di Córdoba,che lo ricorderanno come audace e sicuro di sé.
Nel 1940, durante la seconda guerra mondiale, il padre di Ernesto si
unisce alla Acción Argentina, un'organizzazione antifascista
simpatizzante con gli alleati.
Anche il giovane Ernesto ottiene, a soli dodici anni, la tessera
personale e si offre di indagare sulla presenza di nazisti fra i
tedeschi che vivono nella zona di Altagracia.
A tredici anni, incomincerà il suo primo lavoro, raccoglitore di uva in
uno dei vigneti della regione, ma dopo soli tre giorni di attività fu
costretto a interrompersi a causa degli attacchi di asma; il
proprietario del vigneto non gli pagò il dovuto. Nel 1942 si iscrisse al liceo pubblico e incontrò i fratelli Granado, Tomás, suo compagno di classe, e Alberto, maggiore di sei anni. Si dedicò allo sport, specialmente al rugby (militò per un breve periodo anche nel San Isidro), con ottimi risultati nonostante l'asma, che lo costringeva a portarsi l'inalatore antismatico a bordo campo. In questo contesto acquisì il soprannome Fuser, contrazione di Furibondo Serna, suo tipico grido quando partiva all'attacco,e più tardi quello di el Chanco, "il maiale", perché era sempre sporco; d'altronde, Che Guevara dimostrò per tutta la sua vita scarse abitudini igieniche. La sua passione per la letteratura non si era affievolita: leggeva Jack London, Pablo Neruda (che recitava ad alta voce, dimostrando un'ottima memoria), Horacio Quiroga, José Ingenieros, John Steinbeck, Émile Zola, William Faulkner (di cui lo colpì Santuario), persino Charles Baudelaire in lingua originale (il francese gli venne insegnato dalla madre). Si appassionò inoltre alla psicologia leggendo Sigmund Freud, Carl Gustav Jung e Alfred Adler.Acquisì un grande interesse per il personaggio del Mahatma Gandhi,[16] che divenne l'eroe della sua gioventù, e si impressionò molto quando venne a sapere del suo assassinio.
Nonostante questa ammirazione per Gandhi, Guevara non condivideva la
sua idea secondo la quale il privilegio potesse essere distrutto senza
violenza. Molto forte fu anche l'influenza di Jawaharlal Nehru e il suo libro La scoperta dell'India divenne uno dei libri preferiti di Guevara.
Fra le sue letture, delle quali prendeva nota e che commentava sui
libri – per un paio d'anni scrisse anche un piccolo dizionario
filosofico –, si contano anche Stéphane Mallarmé, Friedrich Engels e Karl Marx, Federico García Lorca, Antonio Machado e Paul Verlaine.[16]
I suoi voti al liceo erano buoni per le materie umanistiche, come
letteratura, filosofia e storia, e scarsi per quelle scientifiche, cioè
matematica e storia naturale, e anche per inglese e musica. Come affermò lo stesso Che, sebbene cominciasse a esprimersi il suo antimilitarismo,durante la sua adolescenza le cause sociali non lo interessavano e non
partecipò in alcun modo a lotte politiche o studentesche.
A causa dell'asma venne riformato dal servizio militare e si iscrisse
alla facoltà di ingegneria, lavorando poi alla costruzione di opere
pubbliche e a progetti viabilistici.
In seguito alla morte della nonna, alla quale Ernesto rimase vicino per
gli ultimi suoi diciassette giorni di vita, e forse a causa
dell'esperienza maturata con la propria asma, decise di abbandonare
ingegneria e iscriversi alla facoltà di medicina, sognando – come rivelò
lo stesso Che – di diventare un famoso ricercatore.
Il primo anno di università non fu brillante, principalmente perché
studiava gli argomenti che gli interessavano, come quelli di psicologia,
non quelli del suo corso. Continuavano le passioni per gli scacchi e per il rugby: perse una simultanea con il grande maestro Miguel Najdorf, mentre sorprendeva tutti correndo sul campo di rugby per sessanta minuti nonostante l'asma.
Durante il periodo universitario il Che dimostra i suoi primi timidi
interessi nella politica, accusando i marxisti della Juventud Comunista
di essere settari e privi di elasticità.
Nella tarda adolescenza si appassionò alla fotografia. Anni dopo,
avrebbe fotografato i siti archeologici visitati nei suoi viaggi. Studiò
dal 1941 nel Colegio Nacional Deán Funes e, nel 1948, si iscrisse all'Università di Buenos Aires per studiare medicina: dopo diverse interruzioni, si laureò il 12 luglio 1953.
Il Sudamerica in motocicletta
Guevara adattò alla sua bicicletta un piccolo motore e partì il 1º gennaio 1950 per un viaggio in solitaria nelle province rurali del nord dell'Argentina. Dal febbraio 1951
cominciò a lavorare come infermiere su mercantili e petroliere e
viaggiando su di essi raggiungerà il Brasile, Trinidad e Tobago e Venezuela.Nel 1951 un suo vecchio amico, il biochimico Alberto Granado,
suggerì a Guevara di prendere un anno di pausa dagli studi in medicina
per intraprendere il viaggio attraverso il Sudamerica che per anni si
erano proposti di fare. Guevara e Alberto partirono dalla città di Alta Gracia a cavallo di una motocicletta Norton 500 del 1939, cui Granado aveva dato il soprannome di La Poderosa II ("La Potente II"). Dopo un grave incidente a Temuco, che causerà danni al telaio della motocicletta,
i due rimasero colpiti dalle penose condizioni dei minatori cileni
sfruttati dalle compagnie inglesi, nonché dal razzismo e dal
maltrattamento subito dagli indigeni peruviani. Cruciale fu l'arrivo al lebbrosario di Huambo, tenuto in pessime condizioni, dove i due si offrirono come medici. In Perù, Guevara rimase affascinato da Cusco e dal Machu Picchu. A Lima i due incontrarono il dottor Hugo Pesce, esperto della ricerca sulla lebbra e marxista. Un mese dopo raggiunsero il lebbrosario di San Pablo, dove svolsero ancora attività mediche. Durante il soggiorno al lazzaretto Guevara attraversò a nuoto il Rio delle Amazzoni. I due vennero colpiti dal forte contrasto fra ricchezza e miseria a Caracas, ultima tappa del viaggio, dove Guevara si separò da Granado volando con un aereo a Miami;
nella città Guevara trascorse venti giorni, i quali verranno ricordati
dallo stesso Che come i più duri e più amari della sua vita. Questo viaggio, raccontato nel diario personale Latinoamericana (Notas de viaje) – da cui venne tratto il film I diari della motocicletta
del 2004 –, rappresentò una svolta nella vita di Ernesto Guevara, che
da questo momento incominciò a interessarsi alle questioni politiche. Dopo aver visto la povertà di massa ed essere stato influenzato dalle letture sulle teorie marxiste,
concluse che solo la rivoluzione avrebbe potuto risolvere le
disuguaglianze sociali ed economiche dell'America Latina. I suoi viaggi
gli fornirono anche l'idea di non vedere il Sudamerica come una somma di
diverse nazioni, ma come un'unica entità, per la liberazione della
quale era necessaria una strategia di respiro continentale. Cominciò a
immaginare la possibilità di una Ibero-America unita e senza confini,
legata da una stessa cultura (mestizo); questa idea assumerà
notevole importanza nelle sue ultime attività rivoluzionarie. Ritornato
in Argentina, riprese a studiare in modo quasi maniacale e si laureò il
12 giugno 1953, con specializzazione in allergologia, mentre erano già in progetto altri viaggi per l'America del Sud e l'America centrale.
In Guatemala
Guevara ricominciò a viaggiare, visitando Bolivia, Perù, Ecuador, Panama, Nicaragua, Honduras e El Salvador, per lo più paesi in cui erano in corso disordini e sommosse e con un equilibrio politico piuttosto instabile. In Costa Rica, dove maturò il disprezzo per i domini della United Fruit, conobbe importanti esiliati politici – fra i molti Juan Bosch, Rómulo Betancourt e Manuel Mora Valverde –, alcuni dei quali avevano fronteggiato la dittatura di Fulgencio Batista nell'assalto alla Caserma Moncada e che lo portarono a conoscenza di Fidel Castro, sul cui valore il Che si mostrò inizialmente scettico. Raggiunse poi il Guatemala dove il presidente Jacobo Arbenz Guzmán
guidava un governo populista che cercava di portare avanti una
rivoluzione sociale attraverso varie riforme, soprattutto fondiarie, e
che sembrò suscitare ammirazione in Guevara.
Il principale contatto di Guevara in Guatemala fu la socialista Hilda Gadea, intellettuale peruviana esiliata dalla dittatura di Manuel A. Odría a causa della sua partecipazione all'Alleanza Popolare Rivoluzionaria Americana – disprezzato dal Che –, che lo introdusse in ambienti vicini al governo Arbenz. Guevara prese anche contatto con diversi esuli cubani, legati a Fidel Castro, tra cui Antonio Ñico López, che aveva preso parte all'attacco della caserma Carlos Manuel de Céspedes a Bayamo – avvenuto lo stesso giorno dell'assalto alla Caserma Moncada –,[42] e che sarebbe morto al ponte Ojo del Toro poco dopo lo sbarco a Cuba della Granma. Guevara si unì a questi moncadistas nella vendita di oggetti religiosi connessi al culto del Cristo nero e aiutò anche due medici venezuelani specialisti della malaria,
Vega e Peñalver. Nei tentativi di lavorare come medico nei sindacati si
scontrò con il collegio medico, che definì «assolutamente reazionario»
perché gli precluse diverse possibilità di lavoro.
La passione per la letteratura e le discussioni sul marxismo
fortificano i rapporti fra Guevara e Gadea, tanto che egli le chiese di
sposarlo, ma lei si mostrò titubante.
La sua situazione economica era piuttosto precaria e fu costretto a dare in pegno alcuni gioielli di Hilda. Il 15 maggio 1954, arrivò per nave un carico d'armi di marca Škoda, inviato dalla Cecoslovacchia comunista a sostegno del governo Arbenz. Il carico, stimato in 2.000 tonnellate dalla CIA e in appena due tonnellate da Jon Lee Anderson (si pensa però che la stima di Anderson sia il risultato di un errore di stampa), venne usato come pretesto per l'inizio dell'attacco: un piccolo esercito, armato e finanziato dalla CIA (appoggiata dalla United Fruits) e comandato da Castillo Armas,
entrò in Guatemala il 18 giugno, mentre nei giorni precedenti si era
formato un clima di propaganda e disinformazione (secondo l'operazione PBSUCCESS) e la popolazione civile era stata bombardata. A partire dal 25 giugno i comandi militari di Arbenz si rifiutarono di obbedire e lo obbligarono a dimettersi. In pochi giorni i golpisti presero il potere. Guevara prestò il suo aiuto arruolandosi come medico in una brigata di sinistra, e dopo la sconfitta si impegnò nell'organizzare una sorta di resistenza, mentre Gadea venne arrestata per pochi giorni.
Il colpo di stato contro Arbenz, consolidò l'opinione di Guevara che gli Stati Uniti fossero una potenza imperialista,
che si sarebbe sempre opposta ai governi intenzionati a ridurre le
disparità economiche, endemiche in America Latina e negli altri paesi in
via di sviluppo. Questo rafforzò ulteriormente la sua convinzione
secondo cui solo il socialismo, raggiunto attraverso la lotta armata e
difeso dal popolo in armi, avrebbe risolto i problemi dei paesi poveri.
La rivoluzione cubana
Guevara abbandonò dunque il Guatemala per recarsi in Messico, dove giunse il 21 settembre 1954, ma sognava di partire per altri luoghi, soprattutto l'Europa. Qui lavora come cronista scrivendo articoli sui Giochi panamericani del 1955. Mentre si consolidava l'unione con Gadea, Guevara incontrò numerosi esuli già conosciuti, fra cui Ñico López, i quali lo misero in contatto con l'esule cubano marxista Raúl Castro, che aveva partecipato all'assalto alla caserma Moncada e che gli presentò suo fratello Fidel Castro, leader del Movimento del 26 luglio.
Durante una fervida conversazione durata tutta la notte, Guevara rimase
profondamente impressionato dalla figura di Castro e decise di aderire
al movimento rivoluzionario che voleva abbattere il dittatore cubano Fulgencio Batista.
Anche se i piani prevedevano che Guevara sarebbe stato solo il medico del gruppo, partecipò all'addestramento militare insieme con gli altri membri del
movimento e, alla fine del corso, fu segnalato dall'istruttore, il
colonnello Alberto Bayo, come il migliore degli allievi. Nell'agosto del 1955 Gadea scoprì di essere incinta. Il 18 agosto dello stesso anno Guevara e Gadea si sposarono e la loro figlia, che chiamarono Hilda Beatríz, nacque il 15 febbraio 1956.
Ritornato a Città del Messico dopo il viaggio di nozze compiuto nel novembre 1955, Guevara ottenne la cattedra di fisiologia alla Universidad Nacional Autónoma de México, ma non la accettò. Nel frattempo si iniziava a formare un piccolo nucleo di sovversivi, con un'importante componente femminile, intorno alla figura di Fidel Castro e strettamente legato al Movimento del 26 luglio. Tale gruppo si dedicò per tre mesi agli allenamenti, ai quali partecipò anche Guevara mettendo in mostra ottime abilità. È durante questo periodo che Ernesto Guevara acquisì il soprannome Che, attribuitogli dai compagni di lotta cubani, che lo accompagnerà per sempre. Esso nacque dal fatto che Guevara soleva utilizzare spesso l'intercalare che, parola senza un significato preciso – equivalente ai termini italiani ehi, bene, dunque – utilizzata molto frequentemente in Argentina per richiamare l'attenzione di un interlocutore.
Sventato un complotto per uccidere Fidel, il 20 e il 21 giugno 1956
venne effettuata una retata da parte delle autorità messicane in accordo
con la polizia cubana. Fra i tanti furono arrestati anche Hilda e la
bambina e Guevara, che ammise di fare parte del movimento rivoluzionario
e venne rilasciato solo 57 giorni dopo, forse in cambio di un'ingente
somma di denaro. Poco prima della partenza Fidel strinse accordi politici con esponenti rivoluzionari, fra i quali Frank País e José Antonio Echeverría, necessari per la riuscita della missione.
A causa della presenza di un traditore nel gruppo, i membri furono
costretti a partire all'improvviso (Guevara non si portò le medicine per
l'asma e soffrì molto durante il viaggio) affinché non potesse essere avvisata la polizia in tempo.[ Riuniti il 24 novembre 1956 a Tuxpan, nella provincia messicana di Veracruz, 82 uomini si imbarcano il giorno seguente sulla nave Granma;Guevara, l'ex partigiano Gino Donè Paro (unico europeo partecipante), il messicano Alfonso e il dominicano Ramon Mejías, detto Pichirillo,
erano i soli non cubani a bordo. Il viaggio non fu facile a causa del
più che eccessivo numero di persone a bordo, del continuo maltempo e
delle pessime condizioni dell'imbarcazione. Il 2 dicembre avvenne lo sbarco alla spiaggia di Las Coloradas, una zona paludosa vicino a Niquero.
Poco dopo furono attaccati dai militari di Batista e la metà di loro
cadde in combattimento o fu uccisa dopo la cattura. In uno degli scontri
col nemico, Guevara subì da un proiettile una ferita al collo, che
credette mortale. Si unì poi al gruppo condotto da Juan Almeida, attanagliato dalla fame e dalla sete. I dodici sopravvissuti, a cui si aggiunsero cinque contadini incontrati dopo lo sbarco (per un totale di diciassette uomini), si riorganizzarono e fuggirono sulle montagne della Sierra Maestra per condurre la guerriglia contro il regime. Nelle azioni militari Guevara agì sia come combattente sia come medico (in particolare nel ruolo di dentista), curando anche i soldati feriti dell'esercito, ma non rivestiva ancora un ruolo fondamentale all'interno del Movimento del 26 luglio; si prestò come medico anche nei piccoli villaggi incontrati. Nel frattempo si ingrossavano le file dei combattenti, mentre il Che soffriva per i fortissimi attacchi d'asma e per le febbri malariche.
Guevara uccise Eutimio Guerra, il delatore del gruppo che causò
numerose vittime fra i contadini che aiutavano i rivoluzionari.
Nel luglio 1957 Fidel lo nominò comandante della seconda colonna
dell'esercito guerrigliero, la quale avrebbe dovuto operare nella valle
El Hombrito, a est del Pico Turquino; a proposito il Che nel suo diario si definì «l'uomo più orgoglioso del mondo». Il primo attacco del reparto fu quello alla caserma di Bueycito. Alla colonna del Che si unirono altri combattenti, tra cui alcuni adolescenti come Leonardo Tamayo e i fratelli Acevedo, a molti dei quali insegnerà a combattere e a leggere e scrivere.
Alla fine di agosto i 72 soldati affrontarono con poche armi la colonna
nemica comandata da Merob Sosa, costituita da 205 uomini ben
equipaggiati, i quali tuttavia furono costretti a ritirarsi.
Nel bisogno di creare una rete di contatti Guevara si scontrò più volte
con i coordinatori rivoluzionari della città, diffidando da essi più a
torto che a ragione. La colonna si arricchì con l'arrivo di Camilo Cienfuegos oltre che di tre ex nemici convertiti alla rivoluzione. Sulla Sierra Maestra nel novembre 1957 vennero incominciate le stampe del giornale El Cubano Libre, stampato clandestinamente, da un'idea dello stesso Guevara, che gli dedicò notevole impegno. Un altro progetto di cui si occupò fu Radio Rebelde, che dal 24 febbraio trasmise a onde corte
gli obiettivi del movimento rivoluzionario. Il 29 novembre la colonna
del Che si fronteggiò contro il reparto nemico di Sánchez Mosquera nella
battaglia di Mar Verde, al termine della quale il comandante Guevara si
distinse ancora una volta per opporsi alla fucilazione di soldati
nemici, nonostante mostrava rigore con le proprie truppe.
Presto però le truppe del Che furono costrette a lasciare la base di El
Hombrito per via di un attacco nemico, durante il quale Guevara rimase
ferito al piede sinistro; spostarono il loro accampamento a La Mesa. Forse troppo duro con sé stesso, il comandante Guevara credeva di aver
fallito troppe volte e chiese a Fidel di rilevarlo dal comando della sua
colonna, ma egli non lo fece.
In realtà Guevara era riuscito a creare un'ampissima rete contadina
fedele e adulatoria, e in generale stava crescendo il mito e il rispetto
attorno alla sua figura. Nonostante ci tenesse a essere sempre in prima linea, per volere di
Fidel Guevara svolse comunque attività perlopiù di collegamento e
coordinamento delle operazioni mentre si svolgevano le azioni più
violente della rivoluzione.
A ogni modo la colonna del Che divenne più numerosa grazie a un gran
numero di contadini giovani, mentre solo tre soldati provenivano dalla
spedizione originale del Granma; l'età media si attestava sui 24 anni e,
nonostante gli sforzi dello stesso Guevara,il 90% dei membri era analfabeta.
Incontrarono lungo la marcia un proprietario statunitense di una
piantagione, il quale preparò loro un piccolo banchetto; nonostante
fosse una grande tentazione per degli uomini che mangiavano poco e male
da mesi, Guevara rifiutò ogni cosa dallo statunitense, che considerava
suo nemico.
Negli ultimi giorni del dicembre 1958 Che Guevara diresse l'attacco
condotto dalla sua "squadra suicida" (un reparto che svolse le missioni
più rischiose dell'esercito rivoluzionario) su Santa Clara.
Fu una delle battaglie decisive della rivoluzione, anche se la serie di
sanguinose imboscate, prima durante la offensiva sulla Sierra Maestra
poi sulla Guisa e l'intera campagna delle pianure di Cauto probabilmente
ebbero una maggiore importanza militare. Batista, dopo essersi accorto
che i suoi alti ufficiali, come il generale Cantillo che aveva
incontrato Castro allo zuccherificio abbandonato "Central America",
stavano stipulando una pace separata, fuggì nella Repubblica Dominicana il 1º gennaio 1959.
Nel governo cubano
Ernesto Guevara | |
---|---|
Ministro dell'Industria e dell'Economia della Repubblica di Cuba | |
Durata mandato | 23 febbraio 1961 – 1965 |
Capo di Stato | Fidel Castro |
Dati generali | |
Partito politico | Movimento del 26 luglio, Partito Comunista di Cuba |
Titolo di studio | laurea in medicina |
Professione | medico, guerrigliero |
Il 2 gennaio 1959 la colonna del Che entrò nella capitale di Cuba, L'Avana,
e occupò la fortezza militare "La Cabaña", eretta al tempo della
colonizzazione spagnola. Per i sei mesi in cui rivestì l'incarico di
comandante della prigione sovrintese ai processi e alle esecuzioni di
circa 55 militari, ex ufficiali del regime di Batista, membri del BRAC (Buró de Represión de Actividades Comunistas,
"Ufficio repressione attività comuniste"). In questo periodo organizzò
una scuola di alfabetizzazione per tutti gli ex combattenti e incontrò Salvador Allende. Successivamente il Che dedicherà al futuro Presidente del Cile il libro La guerra di guerriglia: "A Salvador Allende che con altri mezzi cerca di ottenere la stessa cosa. Con affetto, Che".
Il 7 febbraio 1959, il nuovo governo nominò Guevara "Cittadino cubano per diritto di nascita". Poco dopo, Guevara incominciò le procedure di divorzio,
per porre una fine anche formale al suo matrimonio con Hilda Gadea, da
cui si era separato, nei fatti, già prima di partire dal Messico con la Granma. Il 2 giugno 1959, sposò Aleida March, una cubana che faceva parte del Movimento del 26 di luglio, con cui viveva dalla fine del 1958. Dieci giorni dopo, in rappresentanza del governo partì per il Medio Oriente e l'Asia,
alla testa di una delegazione economica che aveva come obiettivo
principale l'apertura di nuovi mercati. Nello stesso anno, durante
l'estate, visitò la Jugoslavia e fece tappa anche a Fiume,
dove i funzionari locali lo accompagnarono nelle fabbriche della zona,
come il cantiere navale "3 maggio", per capire il sistema aziendale
dell'autogestione delle stesse da parte dei lavoratori.
In seguito, Guevara divenne dirigente dell'Istituto Nazionale per la Riforma Agraria e poi presidente della Banca Nazionale di Cuba
(in un certo senso, uno scherzo del destino, poiché aveva spesso
condannato il denaro; espresse il suo disagio firmando le banconote col
soprannome "Che"). In questo periodo, riemerse la sua passione per gli scacchi e prese parte a molti tornei nazionali e internazionali che si tenevano a Cuba.
Desiderava molto incoraggiare i giovani cubani ad accostarsi agli
scacchi e organizzò molte attività per stimolare il loro interesse verso
il gioco.
Già dal 1959, Guevara aiutò a organizzare tentativi rivoluzionari, a Panama e nella Repubblica Dominicana. In questi tentativi morì Ramón López (Nené), aiutante del comandante Camilo Cienfuegos. Alcuni definiscono queste operazioni come una purga dei fedeli di Camilo. Nel 1960 Guevara prese parte ai soccorsi alle vittime in seguito all'esplosione della nave La Coubre. Mentre l'operazione di salvataggio era in corso, avvenne una seconda esplosione. I morti furono oltre cento. Fu in questa occasione che Alberto Korda scattò la sua fotografia più famosa. Non è chiaro se la nave fu sabotata o se esplose per un incidente.
Coloro che favoriscono la teoria del sabotaggio tendono ad attribuirlo alla CIA e spesso attribuiscono la colpa a William Alexander Morgan,
un rivale di Guevara nelle forze anti-Batista delle province centrali,
che più tardi sarebbe entrato nella CIA. Alcuni esuli cubani portano
avanti la teoria secondo cui l'attentato sarebbe stato compiuto da
alcuni filosovietici, nemici di Guevara.
Dopo essere stato direttore dell'Istituto Nazionale per la Riforma
Agraria e della Banca Nazionale di Cuba, Guevara venne nominato Ministro
dell'Industria. In questa posizione, contribuì a modellare il
socialismo cubano, diventando una delle figure politiche più importanti
dell'isola.
Nel suo libro La guerra di guerriglia, Guevara sostenne il modello cubano di rivoluzione, cominciato da un piccolo gruppo di guerriglieri (foco), senza la necessità di ricorrere a grandi organizzazioni che sostenessero l'insurrezione armata (dottrina del focolaio). Questa strategia più tardi sarebbe fallita in Bolivia. Nel saggio El socialismo y el hombre en Cuba (1965) sostenne la necessità di creare un "uomo nuovo" (hombre nuevo) assieme allo stato socialista. Durante l'invasione della baia dei Porci (1961),
Guevara non partecipò ai principali combattimenti, essendo stato
assegnato da Castro a un comando nella provincia più occidentale di
Cuba, Pinar del Rio,
dove respinse un tentativo d'invasione (era un'operazione diversiva,
escogitata per distogliere l'attenzione dei cubani dal luogo del vero
sbarco). Durante lo svolgimento di questo incarico, patì una ferita al
volto, che affermò essere stata causata dallo sparo accidentale della
sua pistola. Guevara giocò un ruolo importante nello schieramento a Cuba dei missili balistici sovietici, armati con testate nucleari, causa della crisi dell'ottobre 1962.
L'allontanamento da Cuba
Nel dicembre 1964 Guevara andò a New York in qualità di capo della delegazione cubana e tenne un discorso all'Assemblea Generale dell'ONU. In quell'occasione, apparve nel programma domenicale d'informazione Face the Nation sulla CBS e incontrò diverse personalità ed esponenti di gruppi politici. Tra loro, il senatore statunitense Eugene McCarthy, componenti del gruppo guidato da Malcolm X e dalla radicale canadese Michelle Duclos. Il 17 dicembre volò a Parigi, dando inizio a un viaggio di tre mesi, in cui visitò la Repubblica Popolare Cinese, l'Egitto, l'Algeria, il Ghana, la Guinea, il Mali, il Dahomey, il Congo-Brazzaville e la Tanzania, con soste in Irlanda, a Parigi e a Praga.
Ad Algeri, il 24 febbraio 1965,
fece l'ultima apparizione pubblica sul palcoscenico internazionale,
intervenendo al "Secondo seminario economico sulla solidarietà
afro-asiatica". Nel suo discorso dichiarò: "In questa lotta fino alla
morte non ci sono frontiere. Non possiamo rimanere indifferenti di
fronte a quanto accade in ogni parte del mondo. Una vittoria di
qualsiasi nazione contro l'imperialismo è una nostra vittoria, come una sconfitta di qualsiasi nazione è una nostra sconfitta".
Sorprese quindi il suo uditorio proclamando: "I paesi socialisti hanno
il dovere morale di liquidare la loro tacita complicità con i paesi
sfruttatori del mondo occidentale".
Delineò anche una serie di misure che, secondo lui, i paesi del blocco
comunista avrebbero dovuto prendere per raggiungere questo scopo. Ritornò a Cuba il 14 marzo, ricevuto solennemente all'aeroporto di L'Avana da Fidel e Raúl Castro, Osvaldo Dorticós e Carlos Rafael Rodríguez.
Due settimane dopo, Guevara si ritirò dalla vita pubblica e scomparve. Dove fosse restò il grande mistero cubano per tutto il 1965,
anche se era sempre genericamente considerato il "numero due" del
regime dopo Castro. La sua latitanza fu variamente attribuita al
relativo insuccesso del piano d'industrializzazione che aveva portato
avanti da ministro dell'Industria, alle pressioni esercitate su Castro
dai Sovietici, allarmati dalle tendenze filocinesi di Guevara, in un momento in cui la frattura tra Mosca e Pechino
si approfondiva, oppure a gravi divergenze tra Guevara e il resto della
dirigenza cubana sullo sviluppo economico dell'isola e sulla sua linea
politica. È anche possibile che Castro fosse stato reso diffidente dalla
popolarità di Guevara, che poteva farlo diventare una minaccia. I
critici di Castro affermano che le sue spiegazioni sulla scomparsa di
Guevara sono sempre sembrate sospette e molti trovano sorprendente che
Guevara non dichiarasse mai le sue intenzioni in pubblico, ma solo con
una lettera priva di data a Castro.
L'orientamento filocinese di Guevara era sempre più problematico per Cuba, mano a mano che l'economia del paese diventava sempre più dipendente dall'Unione Sovietica. Dai primi giorni della rivoluzione cubana, Guevara era stato considerato un sostenitore della strategia maoista nell'America Latina. Il suo piano per una rapida industrializzazione di Cuba per molti era comparabile alla campagna cinese del Grande balzo in avanti.
Secondo diversi osservatori occidentali della situazione cubana,
l'opposizione di Guevara alle raccomandazioni e alle condizioni
sovietiche, che Castro aveva dovuto accettare, potrebbe essere la
ragione del suo allontanamento dalla vita pubblica. D'altronde, sia
Guevara sia Castro sostenevano l'idea di un fronte unico tra Unione
Sovietica e Cina, tentando anche, senza successo, di riconciliare le due
maggiori potenze comuniste.
Durante la crisi dell'ottobre 1962, Guevara percepì come un tradimento sovietico la decisione – presa da Nikita Chruščёv
senza consultare Castro – di ritirare i missili da Cuba. Divenne quindi
più scettico nei confronti dell'Unione Sovietica. Come emerso dal suo
ultimo discorso ad Algeri, del 24 febbraio 1965, aveva incominciato a
vedere l'emisfero settentrionale, guidato a ovest dagli Stati Uniti e a est dall'Unione Sovietica, come unica entità sfruttatrice dell'emisfero meridionale. Di fronte alle più diverse ipotesi sul destino del rivoluzionario argentino, Castro, il 16 giugno 1965,
disse che l'opinione pubblica sarebbe stata informata su Guevara quando
lo stesso Guevara avesse ritenuto opportuno farlo. Intanto le voci si
diffondevano sia a Cuba sia all'estero.
Il 3 ottobre di quello stesso anno, Castro rese pubblica una lettera priva di data presumibilmente scrittagli da Guevara diversi mesi prima, in cui questi
riaffermava la sua solidarietà con Cuba, ma dichiarava anche la sua
intenzione di abbandonare l'isola e di andare a combattere altrove per
la Rivoluzione. Nella lettera Guevara spiegava che: "Altri Paesi nel
mondo hanno bisogno dei miei modesti sforzi" e annunciava di dimettersi
da tutte le cariche che occupava, nel governo, nel partito e nelle forze
armate. Rinunciò anche alla cittadinanza di Cuba, che gli era stata
concessa nel 1959 per i suoi meriti nella rivoluzione. Durante
un'intervista con quattro giornalisti stranieri il 1º novembre, Castro
disse di essere al corrente di dove fosse Guevara e aggiunse, riguardo
alle voci su una possibile morte del vecchio compagno d'armi, che
questi, al contrario, godeva di ottima salute. Dove fosse Guevara restò,
comunque, un mistero per i successivi due anni, durante i quali i suoi
movimenti rimasero segreti.
In Congo
Durante un incontro, durato tutta la notte tra il 14 e il 15 marzo
1965, Guevara e Castro si trovarono d'accordo sul fatto che il Che avrebbe guidato personalmente la prima azione militare cubana in Africa.
Alcune fonti affermano che Guevara convinse Castro ad affidargli questa
impresa, mentre altre sostengono che fu Castro a convincere Guevara a
intraprendere la missione, argomentando che le condizioni sociali dei
diversi paesi latino americani presi in considerazione come possibili
"fuochi" di guerriglia non erano ancora ottimali;[130] lo stesso Castro ha confermato questa seconda versione.
L'operazione cubana nell'ex Congo Belga era finalizzata al sostegno del movimento marxista dei Simba, favorevole a Patrice Lumumba. Durante la missione africana, per un certo periodo Guevara fu assistito dal capo guerrigliero Laurent-Désiré Kabila, che aiutava i sostenitori di Lumumba a condurre una rivolta, soppressa dall'esercito congolese nel novembre di quello stesso 1965. Guevara considerò Kabila insignificante, scrivendo di lui: "Niente mi fa credere che sia l'uomo adatto al momento".
Guevara aveva 37 anni ed era privo di un'istruzione militare formale.
La sua asma gli aveva infatti evitato il servizio militare in Argentina,
fatto di cui fu felice, date le sue opinioni politiche di opposizione
al governo. Aveva comunque al suo attivo le esperienze della rivoluzione
cubana.
Mercenari sudafricani e britannici
ed esuli cubani lavorarono con l'esercito congolese per ostacolare i
piani di Guevara. Furono in grado di monitorare le comunicazioni dei
reparti agli ordini del rivoluzionario argentino, di tendere imboscate
ai guerriglieri e alle truppe cubane ogni volta in cui tentarono un
attacco, di interrompere le linee di rifornimento di Guevara.
Il proposito di Guevara era quello di esportare la rivoluzione cubana
indottrinando i Simba all'ideologia comunista e insegnando loro le
strategie della guerriglia.
L'incompetenza, il settarismo e le lotte intestine delle varie
fazioni congolesi furono indicate da Guevara come le principali ragioni
del fallimento della rivolta. Dopo sette mesi, malato, sofferente per
l'asma e frustrato dalle avversità, Guevara abbandonò il Congo con i
cubani sopravvissuti (sei membri della sua colonna erano morti). A un
certo punto, Guevara fu tentato di rimandare a Cuba soltanto i feriti,
rimanendo a combattere da solo in Congo fino alla fine, per offrire un
esempio ai rivoluzionari. I suoi compagni d'armi e due emissari di Fidel Castro lo convinsero però a lasciare il campo di battaglia.
Dal momento che Fidel Castro aveva reso di dominio pubblico una
lettera che Guevara gli aveva inviato, in cui il rivoluzionario
argentino scriveva della sua intenzione a recidere ogni legame con Cuba
per dedicarsi interamente alla rivoluzione in altre parti del mondo, il Che non se la sentì moralmente di tornare sull'isola e passò i successivi sei mesi vivendo clandestinamente a Dar-es-Salaam, Praga e nella Repubblica Democratica Tedesca.
Durante questo periodo scrisse le sue memorie sull'esperienza in Congo e
cominciò a elaborare altri due libri, uno di filosofia (Apuntes Filosóficos) e uno di economia (Notas Económicas).
In tutti questi mesi, Castro seguitò a esortarlo perché tornasse a
Cuba, ma Guevara accettò solamente quando capì che sarebbe rimasto
sull'isola per i pochi mesi necessari a preparare una nuova impresa
rivoluzionaria in America Latina e che la sua presenza sarebbe rimasta strettamente riservata.
In Bolivia
La guerriglia
Le ipotesi su dove Guevara potesse essere continuarono a inseguirsi
per tutto il 1966 e i primi mesi del 1967. Rappresentanti del movimento
indipendentista mozambicano FRELIMO raccontarono di incontri con lui alla fine del 1966 o all'inizio del 1967 a Dar es Salaam, dopo i quali rifiutarono la sua offerta di aiuto al loro progetto rivoluzionario. In un discorso tenutosi durante la manifestazione del 1º maggio 1967 all'Avana, il ministro delle forze armate facente funzione, maggiore Juan Almeida,
annunciò che Guevara stava "servendo la rivoluzione da qualche parte
nell'America Latina". Le notizie, sempre più consistenti, secondo cui
stava conducendo la guerriglia in Bolivia vennero infine considerate degne di fede.
Su richiesta di Fidel Castro, un pezzo di terreno in una zona remota
era stato comprato dai comunisti boliviani perché Guevara lo utilizzasse
come base e campo d'addestramento. Probabilmente, per Guevara e i
cubani che lo accompagnavano, la scelta di non incominciare a combattere
subito, ma di addestrarsi in questo campo nella regione di Ñancahuazú
comportò maggiori rischi. Poco fu fatto per gettare le basi di un
esercito guerrigliero. La presunta ex operativa della Stasi[135] Haydèe Tamara Bunke Bider, più nota con il nome di battaglia di Tania, si era installata a La Paz come principale agente di Guevara. Vennero diffuse voci su una sua collaborazione col KGB
e si è spesso ritenuto che abbia servito inconsapevolmente interessi
sovietici, portando le autorità boliviane sulle tracce dei guerriglieri.
Tania cadde in Bolivia qualche tempo prima di Guevara. Il diario,
trovato addosso al suo cadavere, avrebbe aiutato i boliviani a
individuare i movimenti dei cubani.
Le numerose foto di Guevara e degli altri membri del gruppo, lasciate
nel campo base dopo che questo fu abbandonato a seguito dei primi
scontri con l'esercito boliviano nel marzo 1967, fornirono al presidente
René Barrientos Ortuño
la prova della presenza del rivoluzionario argentino nel paese. Si dice
che, dopo averle viste, Barrientos espresse il desiderio di vedere la
testa di Guevara piantata su una picca e mostrata nel centro di La Paz.
Ordinò quindi all'esercito di dare la caccia al gruppo cubano. Il
reparto di Guevara, composto da circa 50 combattenti e denominato ELN (Ejército de Liberación Nacional de Bolivia),
era ben equipaggiato e inizialmente conseguì un certo numero di
successi contro le forze boliviane, sul terreno difficile e montuoso
della regione di Camiri. In settembre, tuttavia, l'esercito riuscì a
eliminare due gruppi guerriglieri, uccidendo uno dei capi.
Nonostante la natura violenta del conflitto, Guevara fornì cure
mediche a tutti i militari boliviani che i guerriglieri presero
prigionieri e, di seguito, li rilasciò. Anche dopo l'ultima battaglia di
Quebrada del Yuro, in cui fu ferito e catturato, quando fu condotto in
un centro di detenzione provvisoria e vide che lì si trovavano diversi
militari boliviani rimasti feriti nel combattimento, si offrì di
fornirgli assistenza medica (offerta rifiutata dall'ufficiale boliviano
in comando)[136]. Il piano di Guevara per fomentare la rivoluzione in Bolivia si basava su alcune concezioni sbagliate:
- si aspettava di dover affrontare solo il governo militare locale e il suo esercito, male armato e poco equipaggiato. Al contrario, appena il governo statunitense ebbe confermata la sua presenza in Bolivia, inviò personale della CIA e di altre agenzie per aiutare a organizzare la contro guerriglia. L'esercito boliviano venne addestrato da consiglieri appartenenti alle forze speciali dell'esercito statunitense, incluso un nuovo battaglione dei Rangers esperto in combattimento nella giungla. I reparti speciali statunitensi probabilmente presero parte anche a certi combattimenti;
- si aspettava di ricevere assistenza e cooperazione dai locali oppositori al governo. Queste aspettative vennero frustrate e il Partito comunista boliviano, filosovietico e non filocubano, non lo aiutò affatto, anche se alcuni membri, come Rodolfo Saldana, Serapio Aquino Tudela e Antonio Jimenez Tardiolo lo fecero a titolo personale o si arruolarono nei suoi reparti, contro la volontà dei vertici di partito;
- si aspettava di rimanere in contatto radio con L'Avana. Al contrario, le due trasmittenti a onde corte che gli erano state fornite erano difettose, impedendo le comunicazioni con Cuba. Dopo qualche mese, il registratore a nastro che utilizzavano per registrare e decodificare i messaggi radio provenienti da Cuba fu perso durante l'attraversamento di un fiume.
Oltretutto, la sua inclinazione al confronto più che al compromesso
contribuì probabilmente alla sua incapacità di sviluppare un buon
rapporto di lavoro con i dirigenti boliviani, come era avvenuto anche in
Congo. Questo tratto del suo carattere era emerso anche nel corso della
guerriglia a Cuba, ma era stata tenuta sotto controllo dalla guida di
Fidel Castro.
In realtà l'ipotesi che il Che stesse preparando la rivoluzione in Bolivia
sembra non essere corretta. È più probabile, come confermano anche le
ricerche del giornalista boliviano José Luis Alcázar, che stesse
preparando una scuola d'addestramento per guerriglieri, per portare in
un secondo tempo queste forze a sud ed entrare nel suo Paese d'origine,
l'Argentina.[139]
Cattura e uccisione
Già da più di un mese, dal 31 agosto, l'avanguardia di Guevara era
rimasta sola dopo l'annientamento da parte dell'esercito della
retroguardia comandata da Joaquin, a Puerto Mauricio, sul Rio Grande.
L'imboscata avvenne dopo la delazione del contadino Honorato Rojas che,
sotto minaccia dell'esercito (la moglie si lamentò per le percosse
inferte al marito), informò sul luogo del possibile attraversamento del
fiume da parte dei guerriglieri.
La caccia a Guevara in Bolivia fu guidata da Félix Rodríguez, un agente della CIA che era stato infiltrato a Cuba per prendere contatto con i ribelli dei Monti Escambray e con ambienti anti castristi di L'Avana prima dell'invasione della baia dei Porci e che era stato con successo fatto uscire dall'isola dopo il fallimento dello sbarco. In Bolivia Félix Rodríguez agiva con il nome di Félix Ramos.
Guevara, durante i primi giorni di ottobre, ormai con poche
informazioni, senza viveri e con scarse vie di scampo, si rifugiò in un
canalone (quebrada) dove fu circondato dalle forze militari. Qui
fu catturato dall'esercito boliviano, assieme ad altri guerriglieri, l'8
ottobre del 1967 nella quebrada del Yuro, a pochi chilometri dal villaggio di La Higuera.
Si arrese dopo essere stato ferito alle gambe. Essendo disarmato,
avrebbe detto: «Non sparate. Sono Che Guevara. Posso esservi più utile
da vivo che da morto». Il capo dell'esecutivo boliviano René Barrientos,
appena informato della cattura, ordinò l'uccisione e diffuse un
comunicato in cui affermava che Che Guevara era morto in combattimento;
invece Rodríguez voleva chiedere istruzioni ai suoi superiori. Guevara
fu recluso nella piccola scuola del paese, dove passò la notte. Avrebbe
chiesto: «Posso avere qualcosa da mangiare? Mi piacerebbe morire a
stomaco pieno» e gli sarebbe stato portato un piatto di montone con patate.
Rodríguez riferì la notizia della cattura tramite la rete dell'Agenzia in Sud America, al direttore generale della CIA, Richard Helms, a Langley, in Virginia, mentre governava l'amministrazione Johnson. Che Guevara fu ucciso nel primo pomeriggio successivo, il 9 ottobre 1967. Fu scelto a sorte tra alcuni volontari, Mario Terán,
un sergente dell'esercito. Su quanto accadde dopo, esistono diverse
versioni. Qualcuno dice che Terán era troppo nervoso, al punto di uscire
dal locale e dover essere ricondotto dentro a forza. Per altri, non
volle guardare Guevara in faccia, così da sparargli alla gola,
ferita che sarebbe stata fatale. Per altri ancora, il sergente avrebbe
avuto bisogno di ubriacarsi, al fine di portare a termine il compito. La
versione più accreditata dai simpatizzanti racconta che Guevara
ricevette diversi colpi d'arma da fuoco alle gambe, sia per evitare di
deturpargli il volto e ostacolarne l'identificazione, sia per simulare
ferite in combattimento, così da nascondere l'esecuzione sommaria del
prigioniero. Il colpo di grazia al cuore, fu sparato da Félix Rodríguez.
Guevara pronunciò diverse parole prima della morte.
Le sue ultime parole sarebbero state: «Addio figli miei, Aleida, Fidel fratello mio».Avrebbe accolto così il suo uccisore: «Lei è venuto a uccidermi. Stia tranquillo, lei sta per uccidere un uomo».
Il suo corpo fu legato ai pattini di un elicottero e portato a
Vallegrande, dove venne adagiato su un piano di lavaggio dell'ospedale e
mostrato alla stampa. Le fotografie prese allora fecero nascere leggende come quelle di San Ernesto de La Higuera e El Cristo de Vallegrande:ancora oggi in Bolivia esiste una sorta di culto religioso intorno alla figura di Guevara, nato dalla somiglianza della prospettiva delle foto con quella del Cristo morto di Andrea Mantegna
e dal fatto che il cadavere aveva ancora gli occhi aperti a causa del
vento e «guardava come se fosse vivo», come riporta una testimonianza.
Immagini del Che si ritrovano difatti, spesso, in luoghi di culto boliviani, specialmente a La Higuera.
Dopo l'esecuzione, Rodríguez prese per sé oggetti personali di Guevara e
negli anni seguenti avrebbe spesso mostrato con orgoglio ai giornalisti
questi cimeli. Dopo che un medico militare ebbe amputato le mani al
cadavere onde identificare le impronte, l'esercito boliviano fece
sparire il corpo, rifiutandosi di rivelare se i resti fossero stati
sepolti o cremati.
Secondo una versione opposta la CIA non aveva interesse nella morte
di Che Guevara, secondo l'agente segreto americano William Blum, il
programma della CIA era di portare Guevara a Panamá e usarlo per fare un
processo contro Cuba.[148] A sostegno di questa tesi, Antonio Moscato
scrive che Barrientos non voleva il processo di Che Guevara, perché si
sarebbe trasformato in una tribuna rivoluzionaria, come aveva fatto anni
prima Fidel Castro a Cuba con Batista. Un altro fatto, di minore rilevanza, collegato alla cattura e alla morte di Guevara fu l'arresto di Régis Debray: nell'aprile 1967 le forze governative boliviane catturarono Debray, un giovane francese, professore di filosofia all'Università dell'Avana, che aveva studiato all'École Normale Supérieure con il filosofo marxista Louis Althusser,[150]
accusandolo di collaborare alla guerriglia. Debray dichiarò con forza
di lavorare solo come giornalista e rivelò che Guevara, scomparso da
tempo, stava guidando la guerriglia. Il processo a Debray (che divenne
un caso internazionale) era appena incominciato quando le autorità
boliviane, l'11 ottobre, riportarono (falsamente) che Guevara era stato
ucciso nello scontro con le forze governative dei giorni precedenti.
Il 15 ottobre Castro riconobbe pubblicamente la morte di Guevara e
proclamò tre giorni di lutto nazionale. La morte del Che fu vista come
un grave fallimento per i movimenti rivoluzionari di impronta socialista
operanti nell'America Latina e nel resto del terzo mondo. Il 28 giugno 1997 i resti del cadavere di Guevara furono esumati in una fossa comune vicino alla pista di volo a Vallegrande; a guidare gli scavi fu l'antropologo cubano Jorge Gonzalez che il 2 luglio annunciò lo storico rinvenimento.
Pochi giorni dopo le spoglie del Che venivano riportate a Cuba e
accolte nella base militare di San Antonio de los Banos, 35 chilometri a
Sud di L'Avana,
da Fidel Castro, suo fratello Raúl, ministro delle FAR (Forze armate
rivoluzionarie), la vedova del Che, Aleida March, i figli Aleida, Celia,
Camilo ed Ernesto, alcuni dirigenti politici e militari e gli amici.
Dall'11 al 13 ottobre 1997 a Cuba fu proclamato lutto nazionale: le ossa di Guevara, assieme a quelle di sei altri combattenti cubani
morti durante la campagna in Bolivia, furono pubblicamente commemorate e quindi tumulate il 17 con tutti gli onori militari in un mausoleo costruito appositamente nella città di Santa Clara,[156]
dove trentanove anni prima aveva vinto quella che era stata ritenuta la
battaglia decisiva della rivoluzione cubana. Il monumento è corredato
da una grande statua con la scritta "Hasta la victoria siempre" e da una lapide recante la parte iniziale del testo del famoso ordine di servizio firmato da Fidel Castro il 21 agosto 1958, con cui venivano comunicate le istruzioni operative per la colonna numero 8, comandata da Guevara: "Se
asigna al comandante Ernesto Guevara la misión de conducir desde la
Sierra Maestra hasta la provincias de Las Villas una Columna rebelde y
operar en dicho territorio de acuerdo con el plan estratégico del
Ejército rebelde".
Dino Zecchini